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Chissà, domani, su che cosa metteremo le mani

Questa mattina un movimento lento all’esterno ha attirato la mia attenzione. Ho visto una ragazza e un bimbo sul passeggino, fermi oltre il cancello, e sembravano guardarmi mentre li osservavo nascosta dalla tenda della cucina. Non era me che guardavano invece, ma la pianta di margherite e il gatto che in quel momento stava mimando una sfinge. La ragazza era piegata sull’orecchio del bambino, sembrava raccontargli qualcosa, poi si è rannicchiata, ha raccolto una foglia che è subito passata nelle mani del bimbo. Li ho guardati parlottare fino a quando non hanno ripreso il loro percorso. Allora ho ricordato quando anche io, anni fa, camminavo con i gemelli seduti su un passeggino percorrendo la stessa strada, mi fermavo davanti allo stesso cancello, quello che oggi mi appartiene, e guardavo nella stessa direzione, quella in cui mi trovo oggi.

Ricordo che c’era una tartaruga, mi piegavo sulle ginocchia nello stesso punto per cantare la canzone di una tartaruga che va lontano, poi guardavo il terrazzino e le pareti e cantavo di ‘Una casetta piena di sole’. Guardavo quella casa come se fosse talmente lontana da me da non poterla nemmeno sognare. Chissà se anche allora c’era qualcuno che ci osservava oltre la stessa finestra. Ho capito che il tempo sembra immobile, eppure talvolta cambia molte cose, a volte ti ritrovi nel posto in cui non avresti mai immaginato di essere, altre in quello che hai sempre sognato.
Allora ‘Chissà, domani, su che cosa metteremo le mani‘.

Chissà, domani, su che cosa metteremo le mani

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Beve troppi caffè, non trova mai l'auto nei parcheggi, narratrice delle cause perse.

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